Arte paleolitica

Le pitture nelle caverne sono le prime testimonianze d'arte ritrovate e conservate fino ai nostri giorni, e risalgono al “paleolitico”, quando l'uomo, ancora nomade, viveva di caccia e si rifugiava nelle grotte, un periodo che termina con la scoperta dell'agricoltura, circa nel 6000 a.C..
Sono le famose pitture rupestri. L’uomo che le ha dipinte non era un “artista” come il pittore moderno ma, piuttosto uno stregone.
I suoi dipinti (realizzati con le mani o con strumenti rudimentali come le piume d’uccello, legni e colori di origine vegetale e animale) non rappresentano le bellezze della Terra ma, servono per officiare dei rituali magici, ad esempio propiziare il buon esito della caccia per tutta la sua comunità. Infatti, non vengono eseguite nelle pareti esterne e più visibili delle grotte, ma nascoste nei punti più oscuri e inaccessibili dove, probabilmente, si svolgevano i rituali a cui partecipavano solo gli adepti.

Un altro tema raffigurato in questo periodo è la fecondità, la cui propiziazione viene rappresentata con delle piccole sculture femminili incise con punte acuminate sulla pietra o sulle corna e ossa di animali.

I dipinti e le sculture della Preistoria hanno sempre affascinato gli uomini e gli artisti moderni; Picasso, il grande pittore spagnolo del XX sec., ne ha tratto spunto e li considerava geniali nella loro istintività e vivacità espressiva.